Commercio abusivo, ovvero....

...l' arte di arrangiarsi.


COLPO D' OCCHIO:

Il problema dell’ abusivismo commerciale, quello della presenza di bande senza regola di extracomunitari è ben lontano dalla soluzione. Il pestaggio subito dalle due vigilesse di Caorle, quello, invece, che un paio di giorni prima avevano subito alcuni magrebini sulla spiaggia di Jesolo ad opera di alcuni vigilantes, dimostrano che le cose in questo versante stanno come qualche anno fa. Peggio, la cronaca ci dice che si sono inasprite. Per gli extracomunitari è una lotta disperata per la sopravvivenza. Non hanno nulla da perdere, per cui il loro pane si traduce in due verbi: vendere o rubare. Non ci sono alternative ad una situazione che vede questa gente spesso arrabattarsi senza permesso di soggiorno, alla mercé di qualche capobanda, e approvvigionatore delle mercanzie che i “dettaglianti” dell’ organizzazione piazzano in spiaggia. In un momento in cui il commercio è ammalato di “prodite”, l’ argomento acuisce ulteriormente le sofferenze di chi lamenta la sperequazione deve fari i conti con lo scontrino fiscale , l’ ICIAP, il 740... e chi ancora non rischia nulla, se non un sequestro di merce una tantum (uno a stagione). Non ci inoltriamo in una disquisizione sociopolitica se sia giusto o meno, se sia un dovere morale o meno tollerare che questa gente continui ad operare indisturbata. Il dilemma tra il Nord del mondo, ladrone ed imperialista nei confronti del Terzo Mondo, è una verità che svela parecchi dei perché oggi ci troviamo di fronte a questa situazione. Sta di fatto che il problema esiste. Nessuno cerca di trovare una soluzione equa che, oltre ai piccoli problemi commerciali, inibisca la cultura fertile per il diffondersi di forme di delinquenza minore, che vanno dal furto, alla violenza, dall’ autoradio allo spaccio di stupefacenti. L’ emergenza potrebbe smontare con un paio di soluzioni, almeno per Caorle e le località turistiche satelliti. Il freno all’ abusivismo commerciale indurrebbe senz’altro benefici a quell’ d’ Ordine pubblico. Il nostro territorio turistico è difficilmente difendibile dall’ interno. L’ abitato turistico è molto vasto per cui si adatta ad imboscare chiunque. Diversamente è facile presidiarlo dall’ esterno. La costa è servita da un numero esiguo di strade di compenetrazione che confluiscono in un’ unica dorsale, che va da Eraclea Mare a Falconera, passando per Duna Verde, Porto Santa Margherita e Caorle. Attraverso questo “sentiero” avviene giornalmente l’ approvvigionamento di merci a tutta la tribù di magrebini sparsi sulla spiaggia. Noi non abbiamo rilevato il numero di targa dei furgoni e delle vetture che svolgono questo servizio, ma sono facilmente individuabili. Basta la volontà di farlo. Questo sistema di vendita all’ ingrosso funziona solo per coloro che sono “imboscati” a Caorle. Per la stessa dorsale scorre pure il traffico dei pendolari del commercio. Senegalesi e nigeriani giungono da San Donà ed Eraclea ogni mattina di buon ora. E’ arcinoto che la maggior parte di costoro è domiciliata come popolazione turistica in un paio di campeggi , mentre si approvvigiona di merci in un magazzino di Eraclea. Altri ancora, senegalesi, indiani, cingalesi e cinesi, giungono ogni mattina con autobus provenienti da località dell’ entroterra. Sono cose conosciute da tutti. Basterebbe che qualche amministratore esprimesse la volontà politica di organizzare le Forze dell’ ordine e istituire in luoghi strategici dei posti di blocco. Non sarebbe difficile. Sono conosciuti ancora gli orari in cui viaggiano merci e persone di cui stiamo scrivendo, il che rende relativamente semplice questo tipo d’ intervento. Conta l’ organizzazione, la periodicità dei controlli deve essere giornaliera, altrimenti non si otterrebbero risultati. La “retata” stagionale, che viene organizzata per lo più a scopo propagandistico ha risultati nulli. Le persone che vengono fermate, il giorno dopo sono già all’ opera. Lo stesso discorso vale per le merci sequestrate. 24 ore dopo vendono rimpiazzate dai solerti corrieri.

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